Euridice
Numi, che veggio, o caro, o caro sposo.
Nel rimirar quell’adorato viso
questo Tartareo albergo
per me si cangia in fortunato Eliso.
Orfeo
Euridice.
Euridice
Alma mia!
Orfeo
Dove, o cara, dove sei?
Euridice
Del tuo piè seguo l’orme.
Orfeo
Oh Dio, ti sento,
ne ti posso mirar, ahi, che tormento.
Euridice
Non ti volger, caro bene,
sin ch’il piè non ti conduce
dove il Ciel con aurea luce
spira ai vivi aure serene.
Non ti volger, caro bene.
Orfeo
Troppo fiero è il mio martire,
langue il cor in non verderti.
Io vorrei pur compiacerti,
ma mi sento, oh Dio, morire.
Troppo fiero è il mio martire.
Euridice
Lungi da Flegetonte
affretta i passi in arrivar lassù.
Orfeo
Mio ben, mio ben, non posso più.
Qui Orfeo si volge a mirar Euridice, e nel medesimo punto escono da più parti alquante Furie, quali incatenando Euridice la riconducono all’Inferno.
Euridice
Ah crudel, che facesti?
Orfeo, tu mi perdesti.
Orfeo
Misero me, che oprai? dunque a un sol guardo
tanta pena si deve?