Euridice
Ahimè, Numi, son morta, m’uccide angue crudel.
Mortifero velen in grembo a eterno gel
chiude quest’occhi. Io più luce non miro,
Orfeo, sposo, cor mio, l’anima il spiro.
Orfeo
Misero, oh Dio, che veggio!
Crudelissima sorte,
tu far volesti insuperbir la morte
col dare un sì bel volto in suo trofeo.