Bradamante
Dove mi spingi, Amor, dove, ohimè, dove?
Dovrò nel regno tuo
senza sperar mercé
seguir chi non più suo
ad altri consacrò l’alma, e la fé?
Nata solo ai sospiri,
lascerò dunque in lacci de’ martiri
stringermi il piè d’aspre ritorte, e nuove?
Dove mi spingi, Amor, dove, ohimè, dove?
Dove mi spingi, Amor, dove, ohimè, dove?
Dal ciel di vaga fronte
due soli in notte il dì
faran, che a me tramonte?
Che mal gradito ad altri ei splenda sì?
E fra tenebre oscure
potrà il mio cor tentar vie mal sicure,
né dal preso cammin pur si rimuove?
Dove mi spingi, Amor, dove, ohimè, dove?
Languirò sempre, ahi lassa!
per lui piangendo, e sospirando invano,
per lui, che contro me fatto inumano,
altri nodi, altre faci in seno accoglie?
No, no, rompasi il laccio,
e la fiamma d’amor divenga un ghiaccio.
O discorsi, o pensieri
di Bradamante indegni!
Torna, torna alli sdegni,
e se pur vuoi soffrire
chi d’oltraggiarti è vago,
lascia l’arme, e l’ardire,
e il pensier volgi alla conocchia, e all’ago.
Prendi core, o mio core!
Chi l’amor disprezzò provi il furore,
provi il rigor d’un disperato affetto,
provi, che d’oltraggiare invan si spera
un’amante guerriera.
Anzi vogl’io, per trionfarne a pieno,
che l’empio estinto cada,
con la mia no, ma con la propria spada!
Or, che si tarda? Il seno
di pietà si disarmi.
Su, su, pensieri, alla vendetta, all’armi!