Chiuso, ahimè, di Cocito
miro l’orrido ingresso.
Misero, in van m’appresso
a le soglie di Pluto
per più acquistar l’amato ben perduto.
Rendetemi Euridice, ombre d’Averno,
o negl’ardenti chiostri
conducetemi, o mostri,
seco unito a penar in foco eterno.
Rendetemi Euridice, ombre d’Averno.