DIO
Odi, Mosè mio fido,
oda estatico il mondo le leggi che prescrive
a l’umano destino il mio volere.
Da gli estremi del tutto e de l’immenso,
attonita s’avanzi l’eternità dei secoli venturi,
e ammiri in poche note dolce e rigido insieme
il fren che impone a gli affetti de l’uomo alta ragione.
Tu scrivi in duro sasso e a gli ordini ch’io detto,
e che proclamo dal maestoso trono,
il folgore risponda, e applauda il tuono.
Si adori un solo Iddio e quello io sono.
(MOSÈ: ...io sono.)
Non si pronunzi in vano il mio nome.
(...il mio nome.)
Doni il settimo giorno a le fatiche, respiro e pace.
(...pace.)
Non vi sia mano audace che osi ferir... ma che vegg’io,
che veggio?
Il tuo popolo or ora trascorse in empio eccesso
onde di sdegno acceso contro l’alme ribelli
armo la man di fuoco e di flagelli.