Orfeo
Possente spirto e formidabil nume,
senza cui far passaggio a l’altra riva
alma da corpo sciolta in van presume,
non vivo io no, che poi di vita è priva
mia cara sposa il cor non è più meco,
e senza cor com’esser può ch’io viva?
A lei volt’ho il cammin per l’aër cieco,
a l’Inferno non già, ch’ovunque stassi
tanta bellezza il paradiso ha seco.
Orfeo son io, che d’Euridice i passi
segue per queste tenebrose arene,
ove giammai per uom mortal non vassi.
O de le luci mie luci serene
s’un vostro sguardo può tornarmi in vita,
ahi, chi niega il conforto a le mie pene?
Sol tu, nobile Dio, puoi darmi aita,
né temer déi, che sopr’ un’aurea cetra
sol di corde soavi armo le dita
contra cui rigid’ alma in van s’impetra.