Ho un aneddoto sulla prima volta
Che feci un debito, ero incredulo
Avevo un codice nobile, non volevo
Cedere a chiedere un euro, ma non ne avevo
Così alle superiori a priori in ipnosi
Posi i miei occhi su quei tocchi marroni ma dolci
Da porsi, fuori duri come noci
E non mi fossi fermato, anzi ho continuato
A morsi accolti da te, avvolti
Nell’isolato mi isolavo dai mostri
Ispirato le notti
E feci puffi su puffi
E chiesi appunti agli adulti
E presi buchi da brutti ceffi
Messi mesi a dar pugni per riaverli tutti da tutti
Ma la gavetta durò poco
Giusto il tempo di farsi dar le cose a occhio
Oppure al doppio, mi fermarono in Zona 8
Prima di andare a Cogo'
Anche se colgo l’occasione per dire
Che in fondo reputo Genova un posto più balordo
Così ascoltavo Club Dogo guardando il porto (Tedua)
Mi trasferii millantando servizi sociali
Di Quarto Oggiaro, ma ero ignaro
Di come la provincia creasse
E limitasse arte rispetto a Milano
Questo almeno nel mio caso
E sicuro, mi scuso, ho generalizzato, ma
Adesso sto rivangando e divagando e divulgando
Tornando a te, mio caro hashish
Mi hai dato schiaffi, mi slacci le stringhe
Mi spinge e caschi in sbalzi temporali, sensoriali
Innesca temporali temporanei
Dall’Alverman al Roor, non scenderò a dettagli
Devo farmi un aerosol con gli incensi degli indiani
Incendi dei rituali, riaccendi i miei ideali
Lei mi dice ho una bella pelle e forse son le mani
Con cui ho impastato per anni e poi mi son messo in faccia
Soltanto per grattarmi
Certo, mantengo quel che prometto
E infatti: «Smetto» io a te, no, non l’ho mai detto
Però apprezzo ogni gesto che stai facendo
Per mandarmi segnali e darmi danni cerebrali
Penso che tengo tutto un universo
Di parole, parole, non lasciarle sole solo dentro
Magari poi esplode il contenitore delle frasi
Tienti forte o forse cadi
Aspettando la Divina Commedia
Vita Vera