CLORINDA
Vorrei spiegarvi, oh Dio!
Qual è l’affanno mio;
ma mi condanna il fato
a piangere e tacer.
Arder non può il mio core
per chi vorrebbe amore
e fa che cruda io sembri,
un barbaro dover.
Ah conte, partite,
correte, fuggite
lontano da me;
la vostra diletta
Emilia v’aspetta,
languir non la fate,
è degna d’amor.
Ah stelle spietate!
nemiche mi siete.
Mi perdo s’ei resta.
Partite, correte.
D’amor non parlate,
è vostro il suo cor.